Cerca nel blog

giovedì 1 ottobre 2009

Uomini E Prezzi

Ciascuno di noi ritiene di avere una propria intangibile dignità.

Sentiamo, come esseri umani, di impersonare un valore difficilmente esprimibile e di certo non quantificabile.

Perché questo valore è l'insieme di ciò che facciamo e del nostro lavoro, di ciò che pensiamo e dei nostri affetti.

Qualcosa di grande e di fondamentale importanza, che in qualche modo definisce il nostro destino e che non si può né pesare né misurare.

Ma, e faccio solo un esempio, da anni è risarcibile il cosiddetto danno biologico, nel quale rientrano anche le lesioni non materiali che incidono su interessi rilevanti per la persona, considerata anche nei suoi "aspetti relazionali".

Riporto dalla sentenza n.26973/2008 Cass. civile, Sezioni unite che, attenzione, pone un argine e limita le innumerevoli pretese risarcitorie per i più disparati aspetti della vita quotidiana negli anni precedenti addotte:
"...Il giudice potrà invece correttamente riconoscere e liquidare il solo danno morale, a ristoro della sofferenza psichica provata dalla vittima di lesioni fisiche, alle quali sia seguita dopo breve tempo la morte, che sia rimasta lucida durante l'agonia in consapevole attesa della fine. ... Una sofferenza psichica siffatta, di massima intensità anche se di durata contenuta, non essendo suscettibile, in ragione del limitato intervallo di tempo tra lesioni e morte, di degenerare in patologia e dare luogo a danno biologico, va risarcita come danno morale, nella sua nuova più ampia accezione".
Dunque un danno morale quale aspetto del danno biologico.

Comprendiamo così che è risarcibile la sofferenza psichica di chi è su un aereo che sta precipitando e sa che sta per morire.Niente di nuovo, negli USA sono storie di tutti i giorni, ma a me fa impressione questo tipo di giustizia, che, pur tutelandoci, passa attraverso la misurazione e la successiva quantificazione pecuniaria della sofferenza, che è tra gli aspetti più intimi di una persona.

Dicevamo qualche giorno fa(realtà virtuale) che l'uomo sembra sentirsi chiamato a diventare metro e misura dell'universo, e che così corre il rischio di non accorgersi della propria "possibile relatività".

Allora, di questi risarcimenti, voglio cogliere l'aspetto positivo.

Che ci servano da monito per ricordarci che, se anche i nostri affetti hanno un prezzo, se anche noi come persone possiamo essere quantificate, questo è possibile solo perché siamo esseri de-limitati, non assoluti ma in stato di perenne relatività e confronto con "qualcos'altro".

Se alle emozioni di un uomo si può assegnare un prezzo, l'uomo è a sua volta misurabile, e pertanto si trova in un universo che lui non può completamente dominare.


fuori controllo
il prezzo del dolore
puri e spietati
depressione mortale II
tutela universale
Dio di ogni consolazione

Nessun commento:

Posta un commento