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mercoledì 31 dicembre 2014

Una Egoistica Solidarietà Sarebbe Già Tanto



Caro Giancarlo,
ho letto con partecipazione le tue riflessioni, di cui ti ringrazio per avermi messo a parte.
Il fatto da cui prendi le mosse è davvero tragico ed ancor più tragico è trovarlo relegato in un trafiletto di cronaca.

Pur trovandoci in una società opulenta, togliersi la vita per la disperazione cui la miseria conduce è un male che si sta diffondendo come un'epidemia.

Tali vicende inducono svariate riflessioni e qui vorrei accennarne alcune.

Lo spettro della povertà, a fronte di una ricchezza complessiva reale che sarebbe sufficiente a dare alloggio e sfamare non 60, ma 100 milioni di cittadini, ci fa perdere la bussola.

Questo terrore è stato insinuato a bella posta fra i nostri orizzonti, con l'intento di di fiaccarci il morale e spingerci ad accettare qualunque compromesso, compreso, per fortuna ancora di rado, quello con la morte.

C'è da dire che il contagio ha trovato fertile terreno nella nostra putrescente mentalità, in quell'arte di arrangiarci che il più delle volte ci fa sentire tanto furbi ed invincibili.

L'italiano fantasista, che ha evaso per anni il canone senza subire conseguenze, perché lui-sa-come si-fa, se non è sufficientemente criminale, quando inizia a sentirsi mancare l'acqua è finito.

Una sempre più spiccata mentalità individualistica, che ci ha portato a tagliare i ponti con sindacati, associazioni, partiti salvo che per il perseguimento di finalità esclusivamente egoistiche, ha spazzato via dal nostro orizzonte quella che una volta si chiamava solidarietà.
Ha polverizzato tutto quello che, mediato dai raggruppamenti sociali, era aiuto reciproco, vicinanza, sostegno nel bisogno.
Per inciso, i fautori di disordini pubblici sanno bene che ai loro fini sarebbe sufficiente chiudere le mense della Chiesa per non più di una sola settimana.

Duomo di Ancona dalla Amerigo Vespucci
Temo peraltro che siamo già scesi più in basso della scomparsa della solidarietà, la quale presuppone una volontà attiva e benevola nei confronti dei concittadini.

Credo si sia perso anche il senso di una semplice, opportunistica ma ancor benefica coesione.
Che si sia smarrito completamente pure il dato di fatto grezzo per il quale, volenti o nolenti, siamo sulla stessa nave e nessuna personale inventiva riuscirà a salvarci se non ci rimettiamo in rotta.

La stiva è ancora piena, le provviste abbondanti, ma solo ritornando ad essere un equipaggio ce la potremmo fare.


trattamento base (welfare reloaded)

il lavoro rende schiavi

tutela universale

cittadini semplici

domenica 28 dicembre 2014

L'Ultimo Censimento



Un filo rosso lega re Davide alla pratica del censimento.

Abbiamo visto come egli fu punito per la superbia di averne imposto uno che celebrasse la vastità del ricostituito regno di Israele.


Il Signore, col suo castigo, volle ricordargli che l’uomo non ha padroni che possano numerarlo e marchiarlo come una merce.


Nel Vangelo della Nascita è lo stesso Dio, sotto forma di neonato, che si sottopone ad un censimento, ben più umiliante di quello antico, perché condotto da stranieri pagani, sotto la minaccia della spada.


L’antico re di Israele però compare di nuovo, perché è proprio nella sua città di nascita, la medesima del discendente Giuseppe, che questi deve recarsi per il censimento ordinato da Cesare Augusto: Betlemme.


Mentre Giuseppe si trova là con la moglie gestante Maria, per questa si compirà il tempo.
Perciò anche il salvatore Gesù nascerà a Betlemme, re nella pace così come Davide fu re nella battaglia.



Il re antico impose un umiliante censimento, mentre il nuovo re bambino ad un censimento ancor più odioso si sottopone mite, perché sarà il vagito dei neonati a suscitare il rimorso e la vergogna che metteranno a tacere le spade.