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venerdì 13 maggio 2016

Il Padre Del Pusher Sono Io

Si sono io il padre di colui che, successivamente al deplorevole episodio (*) avvenuto ad Ancona il 10 maggio in piazza Malatesta, è stato etichettato, nella più benevola delle ipotesi, come il pusher capo-banda.

Mio figlio è maggiorenne e risponde in proprio per quanto accaduto, ma confesso che fa orrore leggere sui social gli sfoghi e le minacce di chi vorrebbe linciare od orribilmente punire lui e i genitori (cioè me e mia moglie).

Fa male leggere quelle cose, e non solo perché rivolte alla mia famiglia, ma anche perché dimostrano un vuoto morale che solo la rabbia riesce ad alleviare.

Forse il 10 maggio, quella stessa rabbia ha dato agli eventi una svolta così drammatica e dolorosa.

Dolorosa per tutte le persone coinvolte e per le loro famiglie.
Dolorosa nel fisico e nel morale.

E allora, a tutti coloro che stanno soffrendo, va la mia umana comprensione e solidarietà.

In particolare sinceri auguri di pronta guarigione al signore mio coetaneo che quel giorno ha dovuto ricorrere alle cure mediche in ospedale.

Ho letto di tanti che vogliono farsi giustizia da sé, ma quasi nessuno si è domandato come sta di salute quel nostro concittadino.

Troppo spesso la rabbia prevale sulla pietà.

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