
Sicuramente il suo venne considerato un atto di superbia ma, forse ancor di più, l'espressione di un sentimento di possesso nei confronti di quelli che il re non considerava più un popolo, ma dei sudditi.
Pretendere di contare tutti gli uomini della nazione, assegnando a ciascuno un numero, significava degradarli da individui a cose, equivaleva a trattare uomini come merci.
Oggi accettiamo di buon grado di essere censiti, ma abbiamo inventato tanti altri modi per trasformarci in numeri.
E allora ben venga un Dio che non ci considera merce intercambiabile e sacrificabile, ma persone uniche e preziose.
divina incoscienza
coraggio di partire, coraggio di restare
il cireneo
l'ultimo censimento
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