Quello
di oggi è il racconto di una tragica vicenda che ho tentato di ricostruire
basandomi su notizie raccolte in rete, da fonti che in gran parte verranno al
termine citate.
Sono
passate da poco le 21.30 quando due militari si inoltrano a piedi nella campagna
in contrada Scacciaiazzo.
È il
31 maggio 2016 e siamo in Sicilia, provincia di Trapani, nei pressi di Marsala.
Tra poco
calerà l'oscurità completa ma i due carabinieri, nonostante siano in borghese e
privi di qualunque appoggio, continuano ad addentrarsi tra campi e
coltivazioni.
Sì
sono in borghese, nonostante il superiore, il Maresciallo capo Silvio Mirarchi,
sia il vice comandante della stazione CC di Ciavolo, frazione di Marsala, pochi
chilometri da Scacciaiazzo e risulti quindi personaggio da tutti i locali ben riconoscibile.
Fra
orti, serre e campi regolari, in questa incrocio di contrade alla periferia
meridionale di Marsala vi sono anche svariate coltivazioni di Cannabis.
Un’attività
da alcuni anni molto diffuso in zona, per una produzione di qualità pregiata ma
di modeste quantità, tanto che la mafia non ha mai cercato di appropriarsene.
I
sequestri operati dalle forze dell'ordine non vanno mai oltre le 20/30 piante,
tanto che uno più consistente di alcune centinaia sollevò grande scalpore.
Invece,
in quella sera che sta per diventare notte fonda, i due carabinieri solitari,
non sappiamo se consapevolmente o meno, si trovano a pochi passi da una o due
serre con addirittura 6/9000 piante, per un valore presunto di 5/6 milioni.
Non
sono un esperto ma credo che per una piantagione così estesa siano necessarie
diverse migliaia di metri quadrati, che stranamente fino a quel giorno sono
passati inosservati.
Inoltre
le piante richiedono cure e necessitano di macchinari e addetti, inclusi quelli
posti di guardia all'esterno.
A
differenza delle coltivazioni su scala domestica, è probabile che quelle
industriali siano affidate a malviventi esperti e motivati.
Ed è
probabile che a un certo punto l'appuntato e il Maresciallo si siano avvicinati
troppo ed abbiano iniziato a sentire voci e rumori.
Quando
questi si fanno troppo vicini, i militari si qualificano intimando "Alt,
carabinieri!".
Abbiamo
visto che la posta in gioco è alta, e che d'altro canto proprio questo lascia
immaginare che gli incaricati alla sorveglianza siano uomini di esperienza e
con i nervi sufficiente sufficientemente saldi.
Comunque
sia, la reazione all'Alt è immediata e violentissima.
Una
scarica di 7/8 colpi di pistola parte istantaneamente all’indirizzo dei
militari.
Quando
si fa nuovamente silenzio, Il bilancio è al contempo sanguinoso e sconcertante:
l’appuntato
è miracolosamente illeso e il Maresciallo giace a terra, colpito gravemente da
due pallottole che l’hanno raggiunto alla schiena.
Svaniti
nel buio i malviventi, l’appuntato si adopera prontamente a soccorrere il
superiore, il quale, non si sa in che modo né in che tempi, verrà ricoverato
dapprima all’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala e da questo trasferito in
eliambulanza a Palermo (in quale dei nosocomi non vi è certezza).
Purtroppo
risultano inutili gli interventi chirurgici cui verrà sottoposto.
Il
maresciallo cessa di respirare nel pomeriggio di mercoledì 1° giugno 2016, in
conseguenza dei colpi che gli hanno trapassato un rene e l’aorta.
Messaggi
di cordoglio e condoglianze dalle alte cariche dello Stato e, giusto in tempo,
un commosso ricordo alla parata del 2 giugno ai Fori Imperiali.
Autopsia,
strazio della vedova e dei due figli, camera ardente ed esequie sabato 4
giugno.
Immediata,
la caccia all’uomo da parte dell’Arma.
Finalmente
scoperte le coltivazioni da 6/9000 piante,
le indagini serrate convergono da subito su due personaggi del posto,
proprietari-gestori delle serre di marijuana o del terreno su cui sorgono.
Si
tratta del pregiudicato 64enne FD’A e del 45enne NG, incensurato.
Il
primo viene sottoposto a custodia cautelare, nonostante gli indizi raccolti
nell’immediatezza dell’omicidio indichino chiaramente in NG uno dei due uomini
che hanno colpito il maresciallo Mirarchi uccidendolo.
E sì,
uno dei due, perché anche se tuttora non si sa quanti fossero i componenti del
gruppo di fuoco, di certo c’è che i colpi che hanno ucciso il Maresciallo
Mirarchi sono partiti da due pistole diverse.
Dopo
qualche settimana dall’imboscata, il 22 giugno, ci si decide ad arrestare anche
NG, il quale ovviamente nega ogni responsabilità, aggiungendo un particolare,
quello di essere stato in buoni rapporti col sottufficiale, che si serviva da
lui per l’acquisto di piante ornamentali.
Alcune
considerazioni conclusive.
Sappiamo
che l’Arma dei Carabinieri predilige il riserbo e rifugge ogni pubblicità, ma è
per me impossibile sottrarmi ai dubbi ed ai sospetti che emergono dagli aspetti
oscuri e incomprensibili di questa tragica vicenda, la cui ricostruzione presenta
lacune di ogni genere.
Le
perplessità si rafforzano se teniamo conto che ogni anno restano uccisi in
servizio, non più di 3/4 carabinieri, per fortuna, ma nonostante ciò tutte le
notizie sull'assassinio del Maresciallo Mirarchi, caduto, a mia opinione, in un agguato, risultano fortemente oscurate sui media nazionali.
Restiamo
in attesa di ulteriori sviluppi delle indagini.