Un filo
rosso lega re Davide alla pratica del censimento.
Abbiamo visto
come egli fu punito per la superbia di averne imposto uno che celebrasse la
vastità del ricostituito regno di Israele.
Il Signore, col suo castigo, volle ricordargli che l’uomo non ha padroni che possano numerarlo e marchiarlo
come una merce.
Nel Vangelo della
Nascita è lo stesso Dio, sotto forma di neonato, che si sottopone ad un
censimento, ben più umiliante di quello antico, perché condotto da stranieri
pagani, sotto la minaccia della spada.
L’antico re di
Israele però compare di nuovo, perché è proprio nella sua città di nascita, la medesima
del discendente Giuseppe, che questi deve recarsi per il censimento ordinato da
Cesare Augusto: Betlemme.
Perciò anche il salvatore Gesù nascerà a Betlemme, re nella pace così come Davide fu re nella battaglia.
Il re antico
impose un umiliante censimento, mentre il nuovo re bambino ad un censimento
ancor più odioso si sottopone mite, perché sarà il vagito dei neonati a
suscitare il rimorso e la vergogna che metteranno a tacere le spade.
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