Cerca nel blog

giovedì 27 marzo 2025

La fede che trascende (Se la fede fosse solo per questa vita…)


C’è una frase di San Paolo che mi colpisce ogni volta che la incontro.

Si trova nella Prima Lettera ai Corinzi (1Cor 15,19):

"Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini."

A una prima lettura, queste parole possono sembrare dure. Ma più le medito, più mi trasmettono un senso profondo di serietà, responsabilità e gratitudine: per aver ricevuto la fede e per il compito – mai scontato – di custodirla.

San Paolo non sta dicendo semplicemente che i cristiani credono in Cristo per ottenere la vita eterna, quasi fosse una sorta di assicurazione ultraterrena. No. Il suo messaggio è molto più radicale.

Questa frase mi fa riflettere su una verità che spesso rischia di passare in secondo piano: la fede cristiana non è una raccolta di principi morali, né una guida per migliorare i rapporti umani. Certo, vivere secondo il Vangelo porta inevitabilmente a relazioni più autentiche e giuste. Ma questo è un effetto collaterale, non il centro della fede.

La fede non è nata per regolare questa vita. A dirla tutta, non è nemmeno sempre utile sul piano pratico. Non promette soluzioni immediate, né garantisce serenità. Ci chiama piuttosto a qualcosa di molto più grande: una dimensione che trascende il tempo, lo spazio e persino la nostra comprensione.

Credere in Cristo significa entrare in un rapporto vivo con Lui. Un rapporto che non si consuma nella nostra esistenza terrena, ma la attraversa e la oltrepassa, aprendola all’eternità.

San Paolo ci mette in guardia: non riduciamo la fede a un sistema etico o a una "strategia" per affrontare meglio i problemi. La fede cristiana non è pensata per essere utile, ma per essere vitale. È il legame con Dio che dà senso alla nostra vita e ci apre a una speranza che nessuna aspettativa terrena può contenere.

È una chiamata a vivere già oggi con lo sguardo rivolto all’eternità – non come fuga, ma come chiave per comprendere appieno anche il presente.

E questo, per me, è il pensiero che più consola e più entusiasma: sapere che la nostra fede non è chiusa nei confini del mondo, ma ci collega a una realtà più grande, più vera, più nostra. Una realtà che non finisce.

Nessun commento:

Posta un commento