Esci dal treno dopo averlo percorso
fino alla carrozza di centro per scendere di fronte all'uscita della
stazione, così da fare in tempo a prendere al volo l'autobus
per casa.
Fai venti passi e la gamba, dal
ginocchio alla punta del piede, non la senti più tua; è
diventata di piombo e non risponde a nessun segnale.
Tutto il piano per l'autobus salta.
A casa tra alti e bassi prendi un antinfiammatorio e ti ci fai una dormita sopra, ma alla mattina la gamba
non si sveglia.
Allora ti ricordi di nonno che aveva
avuto trent'anni fa una “trombosi”, forse proprio alla gamba, consistente in un piccolo grumo di sangue che ostruisce la
circolazione.
Allora telefoni all'amico, che ti manda
di corsa al Pronto Soccorso, dove pensi di dover aspettare delle ore
e invece senza neanche accorgertene arrivi in sala operatoria dopo
aver firmato il consenso al volo, mentre finiscono di depilarti.
Tutto salta, a poco servono la palestra
da ultra cinquantenne e l'essersi dimenticati da anni cosa sono
fritto, cioccolata e colesterolo.
A nulla servono di fronte ad un granello di
sangue, lo stesso granello che a mamma e ad un caro collega si fermò
nel cervello, e a me dietro il ginocchio.
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